Cherry Cherry Bum Bum

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Le cose belle della Vita

domenica 27 marzo 2011

LE VARIE SFACCETTATURE DELLA VITA…



Nella mia vita ho incontrato tante persone.
Alcune, poche a dire il vero, le ricordo con dolcezza, altre le ho inserite da tempo nella lista dei cattivi di un libro nero che non ho mai chiuso e che, probabilmente non chiuderò mai.
Ho sempre dato tanta importanza all'amicizia, possedendo per indole uno spiccato senso di generosità e complicità che si rivela ed accentua solo con chi mi sta a cuore.
Ho sempre cercato di dare tutto, senza chiedere nulla in cambio, ritenendo che un sentimento così nobile dovesse dominare totalmente sull'ombra d’ogni possibile od eventuale convenienza personale.
Era una legge indeclinabile, perentoria, che non avrei mai pensato di poter mettere in discussione. Ho salvaguardato, custodito, protetto molte pseudo amicizie, il più delle volte pregiudicando i miei credo, esponendo me stessa all'azzardo dei giudizi, della famiglia, della gente.
Un pericolo che ho affrontato di buon grado, perché confidavo nella causa che peroravo e che nessuno doveva rabbuiare con calunnie velate, in quel tempo, inconcepibili.
Sono sempre stata propensa a parlare con un sasso, se mi dava risposta, e sul mio viso non è mai mancato un sorriso anche per uno sconosciuto.
C'ero sempre, c'ero pienamente. Magnanima, disponibile, ascoltavo lunghe cantilene su amori non corrisposti, calori finiti, mariti infedeli, mogli annoiate, figli e genitori incompresi. Mi sono fatta una cultura dei mali dell'anima di chi mi stava intorno, e non ho mai offerto ammaestramenti, se non erano espressamente richiesti.
Ho sempre creduto di essere un cavaliere troppo errante, e di non potermi avvalere di un'onniscienza tale a dirigere la vita altrui. Tendevo la mano per prima, bramando una risposta che troppe volte si è lasciata attendere o che non è mai arrivata.
Con gli anni mi sono accorda di avere concesso davvero troppo, e che il bilancio dei passivi conseguenti si è colorato di un rosso così acceso da accecare lo sguardo di un'anima oltremodo sfiduciata.
Con il senno di poi, ho analizzato tutte le esperienze vissute, accorgendomi di un sentimento monocorde. Io concedevo ogni cosa di me, del mio tempo, ma non riscuotevo nulla in cambio.
Io c'ero, ma per me non c'era nessuno. In tutti quei discorsi che erano fatti, non c'era mai una parola per me. Non c'era corresponsione dell'interesse che offrivo. Al tempo, troppo giovane e credulona, pensavo che fosse normale. Dicevo a me stessa che chi aveva problemi, non poteva assimilare quelli del mondo circostante. Legittimavo l'egotismo con la più banale e credibile attenuante.
Era un modo come tanti per illudermi di non essere invisibile.
Credevo eccessivamente negli altri per soffermarmi un solo attimo a varare abbastanza ciò che poteva essere offerto a me, e che sorge naturale ricompensare, se è amicizia vera.
Rispondevo alle loro incessanti chiamate, invocazioni, pretese, e quando ero io a reclamare un poco d'attenzione, trovavo in cambio il silenzio, l'assenza.
Stupida ed insensata, ero io quella che si faceva sentire, che cercava una spalla su cui piangere, ma nessuno aveva tempo per me. Non era un problema loro, quindi, non gli concerneva.
Stranamente, tutti avevano da fare, tutti erano impegnati con famiglie, lavoro, altri problemi.
Non mi sono arresa subito, cercando di coltivare con tutta me stessa quel sentimento assoluto che aveva catturato un cuore giovane, inesperto.
Ma la lunga notte dei silenzi diventava sempre più cupa, e nel suo cielo non c'era una stella a rischiarala.                       

Non avevo una culla nella quale distendere i miei dolori più grandi, le mie inquietudini.
Mi ritornavano alla mente tutti quei discorsi che avevo ascoltato, tutte le convenzionalità irragionevoli che sinceramente non avevo mai ritenuto tali, e mi ritrovavo sola, a guerreggiare contro una improvvisa solitudine e disperazione del tipo…  da dove inizio…ora ? ? ?
Mi sentivo male e non pronta a sopportare il peso di un male che così all’improvviso non credevo di essere in grado di reggere.
Non c'è stata una telefonata, una parola buona, una presenza.
Dov'erano finite tutte le mie  ' amiche ' ?
Dov'era quel sentimento che tanto avevo fatto per veder crescere?
Ovvio, non c'era mai stato. Io, da sola, non ero adeguata a costruire l’affiatamento di un’amicizia vera.
La strada a senso unico che avevo percorso, ostentava il fondo chiuso, e non vi era altra uscita se non ritornare sui miei passi, con il mio bagaglio di delusioni sulle spalle.
Ad accogliere i tormenti della mia anima c’era solamente la mia Lola.
  
Le mie mattine non erano ravvivate dallo stesso sole che ero stata capace di regalare loro.
Odiavo il risentimento del mio cuore, l'eremo che diveniva il premio della sincerità.
Accoglieva le lacrime che versavo posando il muso sul mio braccio, spalancando gli occhi a qualcosa di troppo grande per essere compreso.
Un’amicizia di poche parole, fatta di sguardi, di fusa, di miagolii, ma leale.
Era l’ unico essere vivente che non mi aveva abbandonato. Alla sua maniera, mi era vicina. Non mi giudicava, non mi tradiva, non sfruttava la benevolenza di un carattere smisuratamente cedevole.
Rischiaravo i miei giorni con la presenza di piccoli batuffoli pelosi che abbracciavano forte la mia sfiducia, prendendosene un pezzetto, attenuandone il peso.    Colorava il buio di quella notte offerta da chi, se avesse voluto, avrebbe potuto fare molto, anche soltanto con un sorriso.
La domanda che pongo a me stessa, oggi, è ..credo ancora nelle amicizie che da quel tempo hanno vestito volti diversi, ma si sono rivelate identiche?
Sì, ci credo ancora, nonostante tutto. Ci credo, anche se non le vedo, anche se non ci sono.
Ci credo, anche se il romitaggio non è cambiato, anche se le prove sono grandi, opprimenti.
Ci credo, ma non ne sono più sottomessa.
Continuo a sorridere agli sconosciuti, ad ascoltare i loro problemi, ad offrire la mia disponibilità, ma non ne sono schiava.
Ho paura di questo cambiamento? No, non ne ho. Per troppo tempo ho fatto addestramento, ora sono di ruolo. Ho capito che per qualcuno, il privilegio dell’amicizia, quella vera, quella dei romanzi, dei film, è un onore.
Rimango nell’attesa di imbattermi in un essere umano che sappia dimostrare questa grande dote, intanto, i miei animali (ora sono tre simpatici simil-chiwi) sono sempre qui. 

L’uomo avrebbe molto da imparare da loro, se fosse capace di ascoltare la voce dei loro occhi.
Io stessa, da loro ho imparato ad essere e a rimanere l’amica di un tempo. In fondo, non sono cambiata, sono soltanto diventata una donna con la consapevolezza di un bagaglio d’esperienze che non deve essere appesantito da altri tradimenti.

Sono sempre aperta alla conoscenza di amiche sincere. Forse, se sarò abbastanza fortunata, le troverò, e non saranno solamente esseri a quattro zampe.
O…se saranno fortunate….mi troveranno loro!!
B.

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